“Una cosa da nascondere” di Elisabeth George

Una cosa da nascondere di Elisabeth George è un thriller molto “british”, senza spargimenti di sangue, nel quale molti sono i possibili colpevoli che si svelano solo alla fine.

In quest’ultimo lavoro si possono cogliere importanti spunti di riflessione grazie al tema portante dell’infibulazione e all’arretratezza di donne assoggettate a modelli culturali di violenza e sopraffazione.

 

La trama

La storia si sviluppa intorno a una donna nigeriana, Teo, inspiegabilmente uccisa, che collaborava con la polizia inglese. Gli elementi personali e quelli dell’indagine che stava seguendo si legano, complicati dal silenzio della sorella di Teo, Rosie, che sa molto più di quanto non voglia dire.

Un thriller che si legge volentieri, che coinvolge, che offre spunti di riflessione.

 

L’autrice

Susan Elizabeth George è una scrittrice statunitense specializzata nel romanzo giallo. Insegna lingua inglese alla scuola pubblica mentre si laurea in psicologia. Elisabeth è autrice di ventuno thriller psicologici ed è sempre in cima alle classifiche. Vive nello stato di Washington.

 

Incipit di “Una cosa da nascondere” di Elisabeth George

 

21 LUGLIO

Westminster – Central London

Deborah St.James arrivò al ministero dell’Istruzione da Parliament Square in uno dei giorni più caldi di quell’estate rovente.

Una sottosegretaria all’Istruzione e il capo del NHS, il Servizio sanitario nazionale, le, avevano chiesto un incontro. “Vorremmo discutere con lei di una questione” le avevano detto. “E’ disponibile ad accettare un incarico?”

Lo era. E stava cercando un progetto da quando, quattro mesi prima, era stato pubblicato Voci di Londra, un’impresa cui aveva dedicato diversi anni. Quindi era ben felice di partecipare a una riunione della quale sarebbe potuta uscire una nuova proposta, anche se non riusciva a immaginare che genere di fotografie potessero avere in mente il ministero dell’Istruzione e l’NHS.

Si avvicinò alla guardia all’ingresso e gli porse un documento d’identità: a lui, però, interessava di più il contenuto della sua borsa. Non fece problemi per il cellulare, ma Deborah avrebbe dovuto dimostrare che la macchina fotografica digitale era proprio ciò che sembrava. Deborah lo assecondò scattandogli una foto e mostrandogliela. Lui le fece cenno di entrare ma, quando era ormai sulla soglia, le disse: “La cancelli, sono venuto da schifo.”

Alla reception chiese di Dominique Shaw aggiungendo: “Sono Deborah St. James e ho un appuntamento con la sottosegretaria all’Istruzione.”

 

Buona lettura da Pia