“La pecora nera” di I.J. Singer
“La pecora nera” di I.J. Singer fu pubblicato postumo nel 1946 ed era stato pensato dall’autore come il primo volume di un’ autobiografia, rimasta purtroppo incompiuta. L’opera, infatti, ripercorre l’infanzia dello scrittore fino alla sua adolescenza ed è di grande interesse storico e culturale. Singer in questo libro fa trasparire tutto il suo rimpianto e la sua nostalgia per l’epoca felice della sua infanzia e della sua giovinezza.
La trama di “La pecora nera” di I.J. Singer
Racconta la storia di Yehoshua, ragazzino poco portato per lo studio del Talmud e lo studio in genere, che anziché stare seduto in aula, anela di correre nei prati, divertirsi nei pascoli, giocare nei campi con i suoi coetanei. Yehoshua ama usare sega e pialla nella bottega del falegname piuttosto che stare rinchiuso ore e ore a scuola, sottoposto alla dura disciplina dei maestri. Soprattutto non sopporta più il senso di oppressione di peccato perché, per il Talmud, tutto è peccato, persino l’ozio, che gli pace tanto. Alle letture della Bibbia preferisce le storie di ladri, briganti, soldati e vagabondi.
Con una scrittura veloce e irriverente, Singer descrive quello shtlel= villaggio ebraico di cultura yiddish, che ancor prima dell’avvento del nazismo stava sparendo. Dai suoi irriverenti ricordi d’infanzia traspare la nostalgia per quel mondo popolato da studenti di Talmud, macellai rituali, rabbini, artigiani, mendicanti, scaccini zoppi, maestri folli e scolari riottosi.
L’autore
Israel Joshua Singer era figlio di Pinchas Mendl Zinger, rabbino e autore di commentari rabbinici, e di Basheva Zylberman. Suo fratello era lo scrittore Isaac bashhevis Singer, premio Nobel per la letteratura nel 1978, e sua sorella la scrittrice Esther Kreitman. Suo figlio Joseph fu uno dei più stretti collaboratori dello zio Isaac. Morì negli Stati Uniti dove era emigrato nel 1934. I suoi romanzi più conosciuti sono “La famiglia Karnowski” e “Yoshue Kalb”.
Incipit di “La pecora nera” di I.J. Singer
“FESTA NELLO SHTLETL: NICOLA II E’ INCORONATO ZAR
Singolare e incomprensibile è il cervello umano, che trattiene e conserva per una vita intera immagini di trascurabile importanza, e ne rigetta altre. Ben più rilevanti, che non ha interesse a custodire.
Da ben quarantotto anni, cioè dal giorno in cui ne ho compiuti due, ho davanti un’immagine nitida, la prima che mi sia rimasta impressa nella memoria:un locale vasto e dall’alto soffitto, rischiarato da molte luci e gremito di gente. Si sente una musica. Io siedo sulle spalle di un omone barbuto. Perdo una calzina e mi metto a piangere. Qualcuno mi zittisce.
Quando anni dopo interrogai mia madre su questo episodio della mia prima infanzia, mi raccontò che il grande edificio illuminato era la sinagoga di Bilgoraj, cittadine del distretto di Lublino, dove sono nato. Gli uomini che suonavano alla sinagoga strapiena erano i Violini di Gimpel, i musicanti del luogo. Quel giorno si festeggiava l’incoronazione di Nicola II, zar di tutte le Russie e re di Polonia, e io sedevo sulle spalle di Shmuel, l’assistente di mio nonno, il rabbino della città. Mi aveva portato con sé perché assistessi alla cerimonia in cui mio nonno avrebbe recitato la preghiera per il nuovo sovrano alla presenza della comunità e dei funzionari russi locali. Le persone che avevano cercato di farmi tacere erano i miei zii, Yosef e Itshe, irritati dal pianto che disturbava la solenne circostanza.
In quell’occasione mia madre mi raccontò anche la storia di come a soli due anni, avessi rischiato di fa spedire il nonno in Siberia per un mio atto oltraggioso nei confronti dello zar.”