Considerazioni personali de “Quando la nostra terra toccava il cielo”
Con “Quando la nostra terra toccava il cielo”, Tsering Lama ci porta in Tibet, un paese invaso dall’esercito cinese. Viene ripercorsa una vicenda commovente di una famiglia divisa dalla guerra. Un romanzo d’esordio scritto in maniera coinvolgente da far rimanere il lettore incollato al libro. Libro che consiglio vivamente!
Le frasi che mi sono piaciute
“Forse da lontano sembriamo fermi, e invece ognuno di noi percorre grandi distanze, formulando il proprio destino”
“È strano, vero, come pochi frammenti del passato, sembrino ingigantirsi nei nostri pensieri, mentre tante altre cose scivolano via.”
“Forse in definitiva è così che riusciamo a sopravvivere. Raccogliendo le schegge di noi stessi per offrirle con animo sincero a qualcun altro.”
“La nostra sofferenza lascia la gente indifferente. Nessuno vuole metterla in vetrina. Nessuno vuole possederla.”
Trama de “Quando la nostra terra toccava il cielo”
Quando Lhamo e sua sorella Tenkyi arrivano in Nepal, non hanno più nulla. Sono fuggite dal Tibet, riuscendo a sopravvivere al pericoloso viaggio attraverso l’Himalaya. Ma hanno perso i genitori. E mentre le due ragazze fanno i conti con la tragedia appena vissuta, la speranza sembra farsi strada tra il fango del villaggio che le ha accolte: la statuetta del “Santo senza nome”, un’antica reliquia tibetana dai poteri spirituali, è tornata tra la sua gente. Ma è un sollievo effimero, poiché il cimelio viene presto rubato e sottratto al suo popolo.
Decenni dopo, quando i resti del “Santo senza nome” verranno ritrovati a casa di una ricca collezionista a Toronto, Tenkyi, Lhamo e sua figlia Dolma avranno la possibilità di riscattare parte dei soprusi del passato e riappropriarsi simbolicamente della loro cultura ancestrale.
Un romanzo intimo e appassionante, un canto d’amore verso un paese devastato e una comunità dispersa.
Prologo
Lhamo
Confine fra Tibet occidentale e Nepal. Primavera 1960
Ama era un oracolo. Se ne rese conto in una fase tarda della vita, quando il flusso mestruale s’interruppe e dentro di lei si aprì un’altra porta. Nel nostro villaggio alcuni consideravano la cosa una disgrazia. La sua mente, dicevano, aveva una crepa da cui potevano entrare spiriti che l’avrebbero distrutta. Ama sosteneva invece che prestare il proprio corpo agli dei e permettere loro di parlare per suo tramite era una benedizione. Con il tempo tutti avrebbero finito per ascoltarla, e le parole di una donna per altri versi comune ci avrebbero guidati durante il periodo travagliato che ci aspettava.
Non era cambiata solo mia madre. Branchi di lupi e orde di ratti dilagarono nella nostra valle. Poco dopo un terremoto spaccò il monastero del villaggio con una linea zigzagante. Poi, proprio mentre io imparavo a parlare, ricevemmo la notizia degli invasori che avevano varcato il confine ed erano entrati nella nostra terra come due enormi serpenti. Nella lontana città di Kardze, la gente li aveva guardati attraversare il fiume in lunghe file e inoltrarsi sull’altopiano. Volevano essere chiamati Esercito popolare di liberazione, ma noi li conoscevamo con il nome di Gyami, quello del popolo che viveva nelle pianure dell’Est.
Negli anni che seguirono, le voci piombarono su di noi come corvi, raggiungendo persino l’estremo Ovest dove si trovava il nostro villaggio. Sebbene fossi solo una bambina. molte di quelle voci mi arrivavano all’orecchio prima che chiunque altro della famiglia le venisse a sapere.
L’autrice de “Quando la nostra terra toccava il cielo”
Tsering Yangzom Lama è nata e cresciuta in una comunità di rifugiati tibetani in Nepal, prima di immigrare in Canada e poi negli Stati Uniti.
Lama ha conseguito una laurea in scrittura creativa e relazioni internazionali presso l’ Università della British Columbia e un MFA in scrittura presso la Columbia University. Misuriamo la Terra con i nostri corpi, ispirato in parte dalle sue stesse esperienze, racconta la storia del viaggio di una famiglia tibetana in esilio nel corso di 50 anni e tre generazioni. Il romanzo è stato selezionato per il Giller Prize 2022 ed è stato selezionato sia per il Center for Fiction First Novel Prize che per il Carol Shields Prize for Fiction inaugurale nel 2023. Il romanzo è stato premiato dalla Great Lakes College Association.