Considerazioni personali

Con questo romanzo Han Kang ci porta nella Corea degli anni 1948/49 durante i quali fu colpita da un tragedia.
In “Non dico addio” viene narrata una storia profonda e dolorosa che ruota attorno a tre protagoniste donne, unite dal filo invisibile della memoria, che hanno avuto una vita travagliata e caratterizzata da episodi sconvenienti. Con una scrittura potente ma anche a tratti poetica, Han Kang ha composto una storia eccezionale, tutta da leggere e vivere insieme alle protagoniste!

Le frasi che mi sono piaciute di Non dico addio di Han Kang

“Ci sono persone che compiono scelte inimmaginabili per altri e le portano avanti con piena disinvoltura e grande determinazione, assumendosi la responsabilità delle loro azioni e accettandone fino in fondo le conseguenze.”

La tramaNon dico addio di Han Kang - copertina

Un vasto cimitero sul mare. Migliaia di tronchi d’albero, neri e spogli come lapidi, su cui si posa una neve rada. E intanto la marea sale minacciando di inghiottire le tombe e spazzare via le ossa. Da anni questo sogno perseguita la protagonista Gyeong-ha che, dopo una serie di dolorose separazioni, si è rinchiusa in un volontario isolamento. Sarà il messaggio inatteso di un’amica a strapparla dalla sua vita solitaria e alla immagini di quell’incubo: quando Inseon, bloccata in un letto d’ospedale, la prega di recarsi sull’isola di Jeju per dare da bere al suo pappagallino che rischia di morire, Gyeong-ha si affretta a prendere il primo treno per andare a salvarlo. A Jeju, però, la accoglie una terribile tempesta di neve e poi un sentiero nell’oscurità dove si perde, cade e si ferisce. E’ l’inizio di una discesa dagli inferi, nel baratro di uno dei più atroci massacri che la Corea abbia conosciuto: trentamila civili uccisi e molti altri imprigionati e torturati, tra la fine del 1948 e l’inizio del 1949. Una ferita mai sanata che continua a tormentare le due amiche, proprio come aveva tormentato la madre di Inseon, vittima indiretta di quel crimine. Tre donne, unite dal filo invisibile della memoria, che con determinazione si rifiutano di dimenticare, di dire addio e troncare il legame con chi non c’è più.

Prologo di Non dico addio di Han Kang

1
CRISTALLI
Cadeva una neve rada.
Una vasta pianura si stendeva davanti a me fino a culminare in una montagna bassa punteggiata, dalla vetta in giù, di migliaia di tronchi neri che variano in altezza, come persone di età diverse, ed erano spessi più o meno quanto traversine ferroviarie, ma non altrettanto dritti. Inclinati e storti, sembravano migliaia di uomini, donne e bambini emaciati, curvi sotto la neve.
Sono in un cimitero? mi chiedevo. Queste sono tutte lapidi? Camminavo tra gli alberi dalle cime recise, sui quali si erano posati dei fiocchi di neve simili a cristalli di sale. Dietro a ciascun tronco si ergeva un tumulto. A un certo punto mi fermavo perché sentivo un leggero sciabordio sotto le scarpe da ginnastica. Neppure il tempo di pensare che strano e avevo l’acqua alle caviglie. Mi voltavo. Non credevo ai miei occhi; quello che avevo scambiato per l’orizzonte all’altra estremità della pianura era in realtà la linea del mare. E il mare stava salendo.
Che razza di idea mettere delle tombe in un posto del genere, mi sfuggiva ad alta voce.
Il mare avanzava sempre più rapido. La marea andava e veniva così ogni giorno?

L’autrice

Apparso nel 2021, Non dico addio è l’ottavo romanzo di Han Kang, scrittrice sudcoreana nata nel 1970 e diventata famosa dopo aver ottenuto nel 2016 il Man Booker International Prize per La vegetariana (Adelphi 2016). Nel 2024 è stata insignita del Premio Nobel per la letteratura. Di lei Adelphi ha pubblicato anche Atti umani (2017), Convalescenza (2019) e L’ora di greco (2023).
Buona lettura da Rufy!!