Recensione di STAI ZITTA di Michela Murgia
Oggi ho pensato di proporvi la recensione del libro STAI ZITTA di Michela Murgia. Un libro che andrebbe letto insieme a “Dovremmo essere tutti femministi” di Chimamanda Ngozi Adichie, perché anche il libro di Michela Murgia racconta delle discriminazioni attuali fra uomo e donna. Discriminazioni che sono insite nel linguaggio comune e corrente, alle quali non si fa caso in quanto davvero in uso da sempre, ma che analizzate nel pieno significato appaiono per quello che sono : discriminanti.
Gli stereotipi
Secondo gli stereotipi maschilisti denunciati nel libro Stai zitta, una donna per risultare gradita dev’essere silenziosa, ovvero non polemica, isterica, accentratrice. Un donna dev’essere presente e seduttiva con tutto, tranne che verbalmente.
La Murgia denuncia e analizza dieci frasi che più frequentemente le donne si sentono dire dagli uomini, con l’intento più o meno consapevole di sminuirle.
Un esempio?: “brava e anche mamma”, nessuno si sognerebbe di dire a un uomo: “bravo e anche papà”.
La sovrastruttura patriarcale
L’autrice sottolinea come un linguaggio che esprime la sovrastruttura patriarcale della società imponga di fatto alla donna il suo ruolo subalterno.
Sono sfumature linguistiche che servono al genere maschile per difendere la loro posizione. Sfumature talmente tramandate da passare quasi inosservate. Invece, proprio perché antiche, hanno un significato implicito di svalutare.
La violenza fisica, la differenza di salario, l’assenza della medicina di genere, il divario del carico mentale e del lavoro domestico, la discriminazione professionale e altre mille sottigliezze convenzionali sono concretamente misurabili.
L’autrice
La scrittura della Murgia è ipnotica, graffiante e analitica anche se nell’ultima parte del libro viene da chiedersi se le cose avrebbero potuto essere espresse con meno aggressività.
Michela Murgia, classe 1972, è una scrittrice, blogger, drammaturga, critica letteraria e opinionista televisiva italiana; autrice dell’opera Accabadora e vincitrice dei premi Campiello, Dessì e SuperMondello.
Incipit di STAI ZITTA di Michela Murgia
Nel Maggio 2020, durante la trasmissione radiofonica che conducevo a Radio Capital insieme a Edoardo Buffoni, avemmo ospite lo psichiatra Raffaele Morelli.
La ragione erano certe sue dichiarazioni discutibili rilasciate nei giorni precedenti, che erano state da più parti indicate come sessiste. Nel corso dell’intervista in cui avrebbe dovuto spiegare l’eventuale equivoco, il professore confermò invece le sue affermazioni e mentre lo incalzavo chiedendogliene conto, accadde una cosa che né io né Buffoni avevamo previsto: Morelli perse completamente le staffe e all’improvviso mi intimò ”Zitta! Zitta! Zitta e ascolta! Sto parlando e non voglio essere interrotto!”. Il video ancora reperibile in rete, divenne virale e per giorni si parlò di quell’episodio con incredulità, come se fosse unicum comportamentale, il caso straordinario di un uomo dai nervi poco saldi che non aveva potuto sopportare di essere contraddetto da una donna.
Purtroppo per gli ottimisti, il tentativo di Morelli di imporre silenzio a una donna attraverso un canale mediatico non era per nulla un’eccezione.