Considerazioni personali su “I Buddenbrook” di Thomas Mann

Un classico che ci porta nella Germania dell’Ottocento, più precisamente per raccontarci la storia della Famiglia Borghese “Buddenbrook”, che nel corso del libro è esposta a una tragica decadenza. Thomas Mann, con uno stile elegante e avvolgente, è riuscito a rendere questa storia, una storia appassionante e scorrevole da leggere, nonostante la lunghezza.

Le frasi che mi sono piaciute

“La mente è confusa così come il cuore… Bisogna lasciar tempo al cuore, e aprire la mente ai consigli delle persone che hanno esperienza e si preoccupano della nostra felicità.”

La trama de “I Buddenbrook” di Thomas Mann

Il primo grande romanzo di Thomas Mann racconta la storia di una famiglia tedesca dell’Ottocento che, dopo anni di prosperità, è esposta a una tragica decadenza: le basi di un patrimonio e di una potenza che sembravano incrollabili sono sgretolate da una forza ostinata e segreta. Opera di ispirazione autobiografica, questo romanzo, capolavoro della letteratura europea, esprime compiutamente la concezione estetica e politica dello scrittore tedesco, il suo rimpianto per una mitica e solida borghesia e la coscienza della crisi di un mondo e di valori destinati inesorabilmente a scomparire.

"I Buddenbrook" di Thomas Mann - copertinaPrologo de “I Buddenbrook” di Thomas Mann

PARTE PRIMA
I
Com’è…? Com’è…?
Eh diavolo, c’est la question, ma très chère demoiselle!
La moglie del console Buddenbrook, seduta accanto alla suocera sul sofà rettilineo laccato di bianco e adorno di una testa di leone dorata, con i cuscini ricoperti di stoffa giallo chiara, gettò un’occhiata al marito nella poltrona al suo fianco e venne in aiuto alla figlioletta, che il nonno teneva sulle ginocchia, presso la finestra.
Tony! – disse. – Io credo che Dio…
E la piccola Antoine, una bimba di otto anni dalle membra delicate, vestita di un abitino di leggerissima seta cangiante, la graziosa testa bionda un po’ discosta dal viso del nonno, fissò verso il centro della stanza gli occhi grigio-azzurri sforzandosi di riflettere e, senza veder nulla, ripeté ancora una volta: – Com’è? – poi disse adagio: – Io credo che Dio… – E tutto d’un fiato, rischiarandosi in viso, continuò:
… mi ha creata insieme con tutte le creature -. Di colpo si trovò in carreggiata e snocciolò ormai, raggiante e inarrestabile, tutti gli articoli del credo secondo il catechismo riveduto e corretto, uscito in quell’anno di grazia 1835 con l’approvazione dell’illustre e saggio Senato. Una volta lanciati pensò la bimba, era come far filar giù in slitta dal monte Jerusalem con i fratelli, i pensieri si perdevano, e non si poteva fermarsi, neanche volendo…

L’autore

Il primo dopoguerra segna la definitiva affermazione di Thomas Mann, che diventa il massimo rappresentante della letteratura tedesca. Nel 1929 vince il Premio Nobel per la letteratura e pochi anni dopo decide di lasciare la Germania per trasferirsi prima nei Paesi Bassi e in seguito negli Stati Uniti, dove rimane fino al 1952 per poi spostarsi in Svizzera.
Mann sin da subito imposta la problematica dell’isolamento dell’individuo di fronte alla società borghese, e porterà avanti tale questione in tutti i suoi romanzi e racconti. Decisivo per il suo sviluppo intellettuale diventa l’incontro con il pensiero nietzschiano, mentre nella qualità della scrittura subisce l’influenza dei grandi scrittori russi che si nota facilmente in uno dei suoi romanzi più importanti, Buddenbrooks: decadenza di una famiglia (1901).
Tra le altre sue opere ricordiamo Altezza Reale, La montagna incantata, Giuseppe e i suoi fratelli, Tristano, La morte a Venezia.
Buona lettura da Rufy!