Due settimane in settembre di R.C. Sherriff
Si dice spesso che la felicità sia nelle piccole cose e questo libro di Sheriff, “Due settimane in settembre”, attraverso il racconto delle vacanze della famiglia Stevens, sembrerebbe confermarlo.
Viene raccontata la quotidianità in modo tale da farla sembrare fuori dall’ordinario. E’ la storia semplice di una famiglia che parte per le vacanze, dirigendosi nella località frequentata da anni, un posto ricco di bei ricordi. Infatti i coniugi Stevens hanno trascorso in quella località la loro luna di miele e ritornano ogni anno, dedicandosi a ciò che più piace loro. Li immaginiamo trascorrere il tempo in una ridente località di mare, passando il tempo fra partite di cricket o facendo volare gli aquiloni.
La trama e l’autore
Sembrerebbe tutto perfetto, ma su tutto aleggia una sensazione di soffocamento, che denuncia l’infelicità nascosta dei protagonisti. Nonostante il libro sia stato scritto nel 1931, risulta incredibilmente attuale. Un bellissimo spaccato di vita, un libro che si legge facilmente e con piacere.
Robert Cedric Sherriff è nato nel 1896 e morto nel 1975. E’ stato un scrittore, sceneggiatore e drammaturgo inglese. Fra i suoi lavori ricordiamo la sceneggiature di “L’uomo invisibile”, “La signora Miniver”, “Addio Mr. Chips”. Ha scritto numerosi romanzi e la sua scrittura è stata riscoperta dal Premio Nobel Kazuo Ishiguro.
Incipit di Due settimane in settembre di R.C. Sherriff:
Nelle giornate piovose, quando le nuvole attraversavano il cielo sospinte da un vento di ponente, i segnali d’arrivo del bel tempo provenivano da oltre il terrapieno della ferrovia in fondo al giardino. Molte volte, quando desiderava particolarmente che il cielo si rasserenasse, la signora Stevens guardava oltre l’angolo della porta laterale e scrutava l’orizzonte del terrapieno in cerca di una striscia di cielo più chiara.
Per la signora Stevens il terrapieno, che si allungava senza interruzione a destra e a sinistra, divideva il mondo. Da un lato c’erano Dulwich e casa sua: lunghe strade accoglienti, punteggiate qua e là da case di persone che lei conosceva. Sempre al suo lato, a circa un chilometro di distanza sopra i tetti delle case, si stagliava il Crystal Palace, che qualche volta in autunno dardeggiava su di loro riquadri dorati di tramonto. Più oltre, e più lontano, si trovavano l’aperta campagna e gli alberi-angoli verdi di brughiera dove andavano a fare picnic quando Dick e Mary erano bambini.
Dal lato opposto del terrapieno si estendeva l’altra metà del mondo della signora Stevens: quello che conosceva a malapena. Herne Hill, Camberwell, e le luci di Londra, che brillavano nei cieli nuvolosi come candele in una camera di ammalati buia e ormai in disuso e che, nelle notti serene, diluivano una piccola parte del blu cupo dei cieli trapunti di stelle.