Considerazioni personali
“1984”di George Orwell è per me un romanzo potente! E’ un libro che ritrae un futuro immaginario (che alla fine forse tanto immaginario non è) e nel quale vengono affrontate grandi tematiche che erano recenti all’epoca e che lo rimangono ancora tutt’oggi. E’ sicuramente una lettura da affrontare lentamente perché è fatta per riflettere e per essere analizzata.
Le frasi che mi sono piaciute di “1984” di George Orwell
“Che conoscenza possiamo avere di qualsiasi altra cosa che non sa la nostra mente?”
“Tutti gli eventi sono nella mente. Tutto quello che accade in tutte le menti, accade veramente.”
“Dove c’è uguaglianza può esserci sanità mentale.”
La trama
Scritto nel 1948 e pubblicato l’anno successivo, “1984” di George Orwell ritrae un futuro immaginario in cui dominano il totalitarismo, la falsificazione, l’annullamento dell’identità individuale e la perdita della memoria storica, viziata e corrotta dai mezzi di informazione. La vicenda è ambientata in una Londra situata in uno dei tre grandi superstati in cui è diviso il mondo: l’Oceania. Gli altri due, l’Eurasia e l’Estasia, completano il quadro degli stati di polizia che dominano la terra in perenne conflitto. Come nelle più subdole guerre, le tensioni che ne derivano vengono sfruttate per mantenere inalterate le strutture sociali e per dare l’illusione che lo scopo primario sia la protezione dei cittadini. A questo valgono i sacrifici dei combattenti, che si immolano per perseverare il benessere della società. Nello stato dell’Oceania l’ideologia dominante è il Socing, ossia il “Socialismo Inglese”, rappresentato ai vertici del sistema dal Grande Fratello, una figura quasi leggendaria che nessuno ha mai visto, se non nei manifesti di cui è tappezzata la città. Quella di “1984” è una realtà in cui la volontà è totalmente annichilita e l’umanità sembra vivere solo nel protagonista Winston, forse l’ultimo della sua specie. In questo contesto un grande interrogativo sorge al lettore: quando l’individuo non esiste più, e nessuno è certo dell’autenticità dei propri pensieri, è ancora possibile distinguere la menzogna dalla verità?
PARTE PRIMA
I
Era un giorno di aprile freddo e limpido e gli orologi battevano tredici colpi. Winston Smith, col mento schiacciato sul petto per sfuggire al vento terribile, scivolò veloce attraverso le porte di vetro delle residenze Victory. Ma non veloce abbastanza da evitare che un mulinello di polvere sabbiosa entrasse con lui.
L’ingresso odorava di cavolo lesso e di vecchi tappeti di stracci. A un’estremità un poster a colori, troppo grande per un interno, era stato appeso alla parete. Raffigurava soltanto un’enorme faccia, larga più di un metro: la faccia di un uomo sui quarantacinque anni, con dei pesanti baffi e dei bei lineamenti marcati. Winston andò verso le scale. Non serviva a nulla tentare con l’ascensore. Anche nei momenti migliori era raro che funzionasse, e adesso la corrente elettrica veniva staccata durante le ore di luce naturale: queste era una di quella misure di risparmio in preparazione della Settimana dell’Odio. Per raggiungere l’appartamento c’erano sette rampe di scale, e Winston che aveva trentanove anni e un’ulcera varicosa sulla caviglia destra, procedeva lentamente, fermandosi più volte durante la salita. Su ogni pianerottolo, di fronte al vano ascensore, il poster con la faccia enorme guardava fisso dalla parete: era una di quella immagini fatte in modo da seguirti con lo sguardo quando ti sposti. IL GRANDE FRATELLO TI GUARDA, così c’era scritto sotto…
L’autore
George Orwell, nato in India nel 1903 e trasferitosi poi nel Regno Unito, non voleva che dopo la sua morte, la sua vita venisse ricordata in una biografia e tale desiderio potrebbe apparire in totale contrasto con il fatto che la sua produzione letteraria si presenta, soprattutto all’inizio, come un resoconto fedele di fatti ed esperienze inequivocabilmente autobiografici. Si percepisce quindi un desiderio di esporsi in netta contraddizione rispetto alla sua volontà di non rivelarsi, testimoniata anche dal fatto che per firmare le sue opere, l’autore adottò uno pseudonimo. In età più matura lo scrittore mostrò al mondo la sua visione più profonda dell’epoca in cui stava vivendo; il suo coraggio e la sua onestà intellettuale intensificarono la percezione del carattere di denuncia che si respira nei suoi scritti e proprio per questo incontrò serie difficoltà a essere pubblicato. Guadagnatasi quindi la fama di autore scomodo, Orwell viene ricordato per i suoi saggi e soprattutto per 1984, ma vanno anche menzionati La fattoria degli animali, Fiorirà l’apidistra e La figlia del reverendo.