Il grande Gatsby: un classicoConsiderazioni personali sul classico “Il Grande Gatsby”

Nel blog di questa settimana vorrei proporre un grande classico! Probabilmente l’opera più letta e discussa di Scott Fitzgerald.
Una storia che ci riporta nella New York degli anni ’20 e che affronta (in certi punti anche implicitamente) temi come: il conflitto sociale, la differenze tra nuovi ricchi, l’amore…
Probabilmente questo romanzo vuole essere velatamente critico verso lo stile di vita e i pensieri della società di quei tempi.
Un classico breve ma molto intenso dove certamente non mancano spunti per riflettere e discutere!

Le frasi che mi sono piaciute

“L’evitare i giudizi è fonte di speranza infinita.”

La trama

Nella primavera del 1922 il giovane Nick Carraway si trasferisce a West Egg sulla Gold Coast di Lond Island, per imparare il mestiere dell’agente di Borsa. Per ottanta dollari al mese affitta una villetta di cartone logorato dalle intemperie a soli cinquanta passi dal mare, strizzata fra due enormi dimore. Quella a destra è magione mastodontica da ogni punto di vista, con una torretta da un lato, una piscina in marmo e più di quaranta acri di prato e giardino. E’ la villa del misterioso Jay Gatsby, un gentiluomo su cui si vociferano la cose più assurde – si pensa che abbia ucciso un uomo, che durante la guerra fosse una spia tedesca, che si arricchisca con il contrabbando -, famoso in tutta la baia per le sfarzose e stravaganti feste che organizza nella sua dimora. Affascinato dalla enigmatica personalità del suo vicino, Nick si avvicina a Gatsby, un uomo che si tiene a curiosa distanza da tutto ciò che sfoggia: offre lo champagne in coppe più grandi delle ciotole che si usano per sciacquarsi le dita, senza berne nemmeno una goccia; possiede camicie che non ha mai indossato, libri che non ha mai letto, ed estende inviti a fare il bagno in una piscina dove non si è mai tuffato. L’unica cosa che sembra attrarre e ossessionare Gatsby è la luce verde che brilla dall’altra parte della baia, dove sorgono i bianchi palazzi della modaiola East Egg, e dove vivono i Buchanan: Tom, un uomo rozzo e infedele, e sua moglie Daisy, cugina di terzo grado di Nick, la donna di cui Gatsby è perdutamente innamorato…

Prologo de “Il Grande Gatsby”

I
Negli anni più vulnerabili della giovinezza, mio padre mi diede un consiglio che non mi è mai più uscito di mente. 
“Quando ti vien voglia di criticare qualcuno”, mi disse “ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu.”
Non disse altro, ma eravamo sempre stati insolitamente comunicativi nonostante il nostro riserbo, e capii che voleva dire molto più di questo. Perciò ho tendenza a evitare ogni giudizio, una abitudine che oltre a rivelarmi molti caratteri strani mi ha anche reso vittima di non pochi scocciatori inveterati. La mente anormale, e così accadde che all’università fui ingiustamente accusato di essere un politicante perché ero al corrente dei dolori segreti di strani uomini sconosciuti. La maggior parte delle confidenze non erano provocate: spesso ho finito di aver sonno, o di esser preoccupato, o sono giunto a ostentare un’indifferenza ostile, quando capivo da qualche segno inconfondibile che si profilava all’orizzonte una rivelazione intima; perché le rivelazioni intime dei giovani o almeno i termini nei quali questi esprimono, di solito sono piaggerie e deformate da evidenti omissioni. L’evitare i giudizi è fonte di speranza infinita… 

L’autore de “Il Grande Gatsby”

Francis Scott Fitzgerald (1896-1940) è stato un romanziere americano, celebre per aver incarnato l’Età del Jazz e aver narrato la Generazione Perduta. Nato a Saint Paul, Minnesota, raggiunse il successo con il romanzo Di qua dal Paradiso (1920) e pubblicò capolavori come Il grande Gatsby (1925) e Tenera è la notte (1934). La sua vita, segnata dal successo e dall’eccesso insieme alla moglie Zelda, declinò negli anni ’30 a causa di problemi familiari e alcolismo, portandolo a morire povero e in relativa oscurità a Hollywood.
Buona lettura da Rufy!