Considerazioni personali su “Vite che non sono la mia”

Quella di Emmanuel Carrère, in questo romanzo, è una scrittura reale e profonda, dove i personaggi danno voce ad azioni, parole, pensieri che chiunque di noi nella vita prima o poi avrebbe bisogno di sentirsi dire. Questa storia, unica nel suo genere, ci porta a fare delle riflessioni sulla vita, sulla nostra esistenza, sulle fragilità, che si presentano in certi frangenti della nostra vita, e sui punti di forza.
Un’altra cosa che mi ha assorbito nella lettura sono i personaggi! Il loro rapporto reciproco, in particolare quello (anche se non d’amore) che ha Etiènne con Juliette: un rapporto profondo, intimo e descritto molto bene! Seppur sia un romanzo breve è comunque potente, fa immergere il lettore tenendolo quasi sempre in apnea e incollato al libro. Un romanzo che lascia il segno!!

Le frasi che mi sono piaciuteVite che non sono la mia - copertina

“…lasciare che le parole affiorino spontanee: non è detto che saranno quelle giuste, ma solo così quelle giuste hanno la possibilità di affiorare.”
“Ciò non toglie che questi pensieri esistano, e non fa nemmeno bene impiegare tutte le proprie energie per fingere che non esistano. E’ complicato adeguarsi a questi pensieri.”

Trama di “Vite che non sono la mia”

Durante le feste di Natale del 2004, Emmanuel Carrère è in vacanza con la famiglia in Sri Lanka. Sono i giorni in cui lo tsunami devasta le coste del Pacifico: tra le migliaia di morti c’è anche Juliette, la figlia di quattro anni di una coppia di francesi a cui Carrère – accidentale testimone dello strazio di una famiglia – si lega. Qualche mese dopo, al ritorno in Francia, un altro lutto: la sorella della compagna dello scrittore – che casualmente anche lei si chiama Juliette – ha avuto una ricaduta del cancro che già da ragazza l’aveva colpita rendendola zoppa. Ha trentatré anni, un marito che adora, tre figlie, un lavoro come giudice schierato dalla parte dei più deboli, e sta morendo.
Dall’incontro con Etiènne, collega e amico di Juliette, anche lui passato attraverso l’esperienza della malattia, Carrère capisce che non può nascondersi per sempre: deve in qualche modo farsi carico di queste esistenze in un corpo a corpo con quell’informe che è la vita. Raccontare ciò che ci fa più paura. Ritrovare nelle vite degli altri, in ciò che ci lega, la propria. E’ quello che fa un testimone. Nascono così questo libro e i ritratti dei personaggi che lo abitano: tra i più luminosi e commoventi della letteratura contemporanea.

Il prologo

La notte prima dell’onda, ricordo che io ed Hélène abbiamo parlato di separarci. Non era complicato: non vivevamo sotto lo stesso tetto, non avevamo figli insieme, potevamo addirittura pensare di rimanere amici; eppure era triste. La memoria andava a un’altra notte, poco dopo il nostro incontro, interamente trascorsa a ripeterci che ci eravamo trovati, che avremmo vissuto insieme per il resto dei nostri giorni, che saremmo invecchiati insieme, e perfino che avremmo avuto un figlia. In seguito l’abbiamo avuta, nel momento in cui scrivo speriamo ancora di invecchiare insieme e ci piace pensare che fin dall’inizio avevamo capito tutto. Da quell’inizio però era trascorso un anno complicato, caotico, e quello che ci appariva certo nell’autunno del 2003, nell’incanto del colpo di fulmine, quello che ci appare certo, o comunque auspicabile, cinque anni più tardi, non ci appariva più per niente certo né auspicabile in quella notte di Natale del 2004, nel nostro bungalow dell’hotel Eva Lanka. Al contrario, eravamo sicuri che quelle sarebbero state le nostre ultime vacanze insieme, e che nonostante, la nostra buona volontà, fossero un errore. Stesi uno contro l’altra, non osavano parlare della prima volta, di quella promessa cui entrambi avevamo creduto con tanto ardore e che, con ogni evidenza, non sarebbe stata mantenuta. Tra noi non c’era ostilità, ci guardavamo semplicemente allontanarci l’uno dall’altra con dispiacere: era un peccato. 

L’autore di “Vite che non sono la mia”

Emmanuel Carrère è nato a Parigi nel 1957. Ha pubblicato presso Einaudi: La settimana bianca, L’avversario, Facciamo un gioco e La vita come un romanzo russo.
Vite che non sono la mia ha vinto numerosi premi, tra cui il Globe de Cristal, prix Crèsus e il Prix del lecteurs de l’Express. Carrère è inoltre sceneggiatore e regista. Anche da questo, come da altri suoi libri, sarà tratto un film.
BUONA LETTURA DA RUFY!!