Considerazioni personali su “Per custodire il fuoco”
Si dice che nei libri corti sia nascosto un messaggio profondo, ed è il caso di questo libro. “Per custodire il fuoco” fa riflettere sul nostro essere, sui nostri comportamenti e pensieri. Luigi Epicoco è stato bravo a citare alcune parti del romanzo “La strada” di Cormac McCarthy e addattarle al suo pensiero.
E’ un libro che consiglio a coloro che vogliono trovare/ritrovare i propri valori, la fede e una connessione con sé stessi.
Ma prima della lettura, ti lascio con una domanda:
“Dove risiede la tua fiamma?”
Le frasi che mi sono piaciute
Ci sono tante frasi che mi sono piaciute in questo libro, di seguito ne riporto solo alcune:
“Quando tutto smette di avere senso, l’unica cosa che sembra delinearsi davanti a noi è trovare qualcosa che ci distragga da questa assenza di significato. “
“La vera libertà è scegliere cosa fare della nostra vita quando essa comincia a percepire la disperazione.”
“La fede non è avere un ragionamento da opporre alla disperazione, ma è un’esperienza da opporre alla disperazione”
“L’incomprensione è la forma più alta di solitudine che l’uomo possa vivere.”
“Viviamo in un tempo in cui siamo costantemente connessi, ma sembra quasi che la connessione abbia preso il posto della comunicazione tra noi.”
“Avere il coraggio di essere diversi significa avere il coraggio di sapersi emancipare dalla massa.”
Inoltre ho trovato le pagine dalla 70 alla 74 molto significative, costruite su un discorso molto profondo.
La trama di “Per custodire il fuoco”
La vita umana, quando perde il suo fuoco, è destinata a diventare fredda come la morte. Questa nostra epoca pare aver smarrito il fuoco. Quando tutto smette di aver senso, l’unica cosa che sembra delinearsi davanti a noi è trovare qualcosa che ci distragga da questa assenza di significato. Viviamo vite imprigionate in un eterno intrattenimento, ed è difficile dissentire da una società che pare ormai organizzata solo per creare esigenze di consumi e vendere.
Ma se tutto questo ad un tratto finisse?
Se tutto il mondo che conosciamo crollasse lasciando solo macerie e rovine?
Che ne sarebbe di noi?
Cormac McCarthy (1933-2023), tra i più grandi scrittori americani contemporanei, ha messo in scena un racconto nel suo romanzo “La strada” che conduce a un ribaltamento dello sguardo. Persino il padre protagonista del racconto di McCarthy nel suo pessimismo cosmico riesce a conservare al fondo di te stesso un desiderio di felicità. E’ la vita di quel figlio l’olio della sua fiamma, il combustibile vero del suo fuoco. Le persone felici sono quelle che hanno trovato il tesoro nascosto. Non hanno nulla, secondo la logica del mondo, ma hanno un motivo, un fuoco e per questo hanno tutto.
Prologo
Nell’immaginario collettivo, quando pensiamo all’inferno lo immaginiamo come un luogo incandescente dove il fuoco la fa da padrone. Il fuoco, invece, è l’espressione più alta della vita, non della morte. Se dovessimo trovare un’immagine più coerente con l’inferno dovremmo dire che è un luogo dove manca il fuoco, dove tutto è freddo, senza nessun calore, senza nessuna passione.
La vita umana, quando perde il suo fuoco, è destinata a diventare fredda come la morte. Questa nostra epoca sembra aver smarrito il fuoco.
Siamo diventati bravi con molte cose, ma c’è qualcosa che fa fatica a splendere al fondo di noi stessi. C’è troppo freddo nel cuore dell’uomo. E’ il freddo della solitudine, che a macchia d’olio, sembra colpire molti uomini e donne dell’Occidente. Seppelliti dal consumismo, abbiamo fatto incetta di tanti beni materiali, ma non sappiamo più dove procurarci beni spirituali. E quando usiamo la parola “spirituale” non ci riferiamo a qualche sottoprodotto utile come antidolorifico per la nostre ferite psicologiche, ma a qualcosa che faccia da olio alla fiamma della passione per la vita, che dovrebbe essere il vero motore del mondo.
L’autore di “Per custodire il fuoco”
Luigi Maria Epicoco, classe 1980, è un sacerdote, teologo e filosofo. E’ professore stabile di filosofia all’ISSR “Fides et Ratio” di L’Aquila e insegna alla Pontificia Università Lateranense, alla Pontificia Accademia Alfonsiana e alla Pontificia Facoltà Teologica Teresianum. Ha al suo attivo molti testi tradotti in diverse lingue. Con Papa Francesco ha scritto “San Giovanni Paolo Magno”. Tra i suoi ultimi titoli ricordiamo La scelta di Enea e Per una fenomenologia del presente.