Considerazioni personali
“Come l’arancio amaro” è il romanzo di debutto e di successo di Milena Palminteri, anche vincitore del Premio Bancarella 2025. Partirei col citare una frase del libro: “Dell’arancio amaro conosco solo le spine… ma il profumo del suo fiore bianco è quello della libertà.” Secondo me una frase simbolo che racconta il significato di tutto il libro!
E’ un libro abbastanza impegnativo sia dal punto di vista del linguaggio (ricco di dialetto) sia soprattutto per la storia che viene narrata. In realtà, due storie, che si sviluppano su due diversi piani temporali e che nel corso del libro si “fondono” in un’unica storia.
Con una scrittura concreta, l’autrice racconta la cruda realtà di vivere e a volte addirittura di sopravvivere (anche nel quotidiano) in una Sicilia colpita dalla guerra. E’ sicuramente una lettura sensibile che offre spunti di riflessione sulla maternità e sul senso di appartenenza in un periodo difficile.
Frasi che mi sono piaciute di Come l’arancio amaro
“Come tutte le cose che diventano oro quando le perdi”
“…chè lei nulla sapeva della vita di fuori, dei compromessi, delle inevitabili omertà che bisogna accettare per poter non vivere ma sopravvivere.”
La trama
Agrigento, 1960. Carlotta ha trentasei anni ed è convinta che nessuna persona amata possa rimanerle vicino: suo padre è morto la notte in cui lei nasceva, la sua adorata bambina se n’è andata quando era piccola e sua madre è sempre stata simile a un’algida istitutrice. Cresciuta durante il ventennio e la guerra in una Sicilia dove da sempre tutto cambia per rimanere immutato, Carlotta ha imparato che il solo modo per non soffrire è annoiarsi con pazienza. Così dopo gli studi di legge, anziché lottare per diventare avvocato si è rinchiusa a lavorare all’Archivio notarile. Ma il destino ci insegue se noi ci nascondiamo: è uno dei polverosi documenti dell’Archivio a rivelarle la terribile accusa rivolta da sua nonna paterna a sua madre, di non averla partorita ma comprata. Carlotta comincia un’indagine che la porterà a scoprire le radici della rabbia e della sete che per tanti anni ha cercato di mettere a tacere.
Saracca (Agrigento), 1942. E’ inutile essere giovane e piena di progetti, se sei nata nel tempo sbagliato. Mentre da Roma scende l’onda nera del fascismo, la diafana Nardina sposa il nobile Carlo Cangialosi ma non riesce a rimanere incinta, e questa colpa si allunga su di lei come un’ombra. E la bellissima e selvatica Sabedda, umile serva, si trova in grembo un figlio che non potrà sfamare. I percorsi di queste due ragazze si intrecciano grazie al piano scellerato ordito da Bastiana, madre di Nardina, e dal campiere don Calogero, in odore di mafia.
Il prologo
PARTE I
Saracca, 1960
Senza famiglia
“Vengo, vengo!” Cursidda corre verso il telefono. “Pronta sono! Chi è che parla?”
“Sono io, Carlotta.”
“Ciao, gioia mia, come stai?” E’ assai che non ti facevi sentire, io e tuo zio preoccupati eravamo, ma sapendo che all’ufficio sei indaffarata… insomma pure noi ci priviamo di chiamarti! Che fai, vieni?”
Cursidda come sempre parla a raffica e fermarla è un’impresa che riesce solo, e ogni tanto, alla voce tonante dello zù Pippino. Ma lo strano silenzio al di là della cornetta la distoglie dalla rapida delle sue stesse parole: “Che fu? Non stai bene? Ti successe qualcosa? Eccolo lo zio toi, subito te lo passo!”
Mentre l’avvocato le sottrae il ricevitore, Cursidda gli avvicina la poltrona di vimini precisa a misura di lui.
“Carlotta! Ma perchè mi fai sempre spasimare tue notizie?”
Apprensivo da sempre, in vecchiaia i pensieri gli si agitano per un nonnulla.
“Ma… piangi?”
Un sospiro sfugge, impedito, poi la voce di Carlotta torna a essere quella della direttrice dell’Archivio notarile di Agrigento, quella cui tutti i suoi impiegati obbediscono: “No, no, no! Lo sai… la polvere delle carte, gli occhi lacrimano, il naso pizzica, non ti allarmare, ti chiamai perché ho qualcosa da chiederti”.
L’autrice di “Come l’arancio amaro”
Milena Palminteri è nata a Palermo e vive a Salerno, dove ha diretto l’Archivio notarile e dopo aver lavorato per tutta la vita come conservatrice negli archivi di Firenze, Roma, Caltagirone e Matera. Dal 2014 si dedica alla scrittura nei laboratori Lalineascritta animati a Napoli da Antonella Cilento. Questo è il suo primo romanzo.