Considerazioni personali su “Lo specchio del tempo2
“Lo specchio del tempo” è un bellissimo romanzo storico, la cui storia è però vera. La protagonista Lorenza, mamma dell’autrice, attraverso fotografie della sua famiglia ricostruisce la sua storia personale e quella del suo borgo, Zavattarello, incrociandosi con la Storia nazionale. Un libro che si legge tutto d’un fiato, ricco di emozioni e quotidianità. La lettura è coinvolgente e spesso propone riflessioni tra passato e presente. Una di quelle letture che ti fanno star bene!
Le frasi che mi sono piaciute
“La memoria ci serve non solo per ricordare il passato, ma per programmare il nostro futuro e le nostre scelte che ci rendono liberi e quando si è liberi ci si può nutrire di sogni che sono la linfa della vita e nello stesso tempo sognare ci fa sentire liberi”
“… sai anche che sto lottando per poter cambiare la nostra vita, per permettere a quelli che verranno di non conoscere l’oppressione del pensiero, il soffocamento della parola, l’impedimento all’apertura della mente che è indispensabile per la ricchezza di un popolo. Non so se riuscirò a vedere realizzato tutto questo, ma so però che se un giorno avverrà, sarà anche per merito di una ragazza di campagna come me”.
La trama di “Lo specchio del tempo”
Il testo prende in considerazione il periodo compreso tra le due guerre mondiali e quello della Resistenza sulle colline dell’Oltrepò pavese, e in particolare a Zavattarello, centro strategico importante del movimento partigiano. La protagonista Lorenza, attraverso vecchie foto di famiglia, ricostruisce eventi della sua vita, ma non solo; è anche la storia del borgo di Zavattarello, dalle origini antichissime, che ha accompagnato la sua infanzia e la sua crescita, fino ai terribili momenti dei rastrellamenti dell’inverno 1944-45. C’è una continua osmosi tra l’ambiente familiare, la storia del borgo e la Storia nazionale e spesso scaturisce da questi collegamenti un confronto inevitabile tra passato e presente, che sorregge tante pagine della narrazione.
Il tema centrale del romanzo però è il senso del tempo: che cosa è, che significato assume nella vita dell’uomo? Lorenza cerca di dare una risposta attraverso il pretesto di immagini scaturite da foto di famiglia: da quei piccoli cartoncini ingialliti in bianco e nero escono i personaggi e raccontano la loro storia inserita in un mondo lontano, ormai scomparso, ma ricco di insegnamenti, di valori che oggi</span> vanno scemando. Lorenza invece li riconferma, perché ancora validi per affrontare il nostro presente, e riconferma la propria identità, le proprie radici. Si rende anche conto che è il tempo la misura di tutto e, soprattutto, quel tempo, racchiuso in un piccolo rettangolo, si può dilatare o restringere, mentre scaturisce il suo racconto. Si possono percorrere in poco tempo anni di vita, scanditi da emozioni, da sogni, ma anche dal terrore della guerra, dalla scoperta del male.
Il prologo
CAPITOLO PRIMO
“Ci incontriamo alle 15″, “Tra un mese torno a casa”, “Saranno due anni che non ci vediamo” e così via. Noi abbiamo bisogno di concretizzare in numeri segnati dalle lancette dell’orologio l’idea del tempo, troppo vago per il nostro pensare. Così, come vorremmo circoscrivere l’universo in qualcosa di più definito, tentiamo anche di rendere tangibile e di scrivere i confini del nostro tempo in una serie di minuti, ore, mesi eccetera, numeri che possiamo controllare. Per organizzare la nostra quotidianità dobbiamo rendere comprensibile e reale il senso del tempo: così possiamo misurarlo in rapporto al nostro corpo che cambia, a vecchie fotografie, alle foglie che mutano i colori e che sono destinate a disegnare paesaggi diversi; o, come oggi, ai petali di rosa che, uno dopo l’altro, si aprono al sole tiepido di primavera e formano le pareti della loro esistenza, intersecandole, per fa scoprire la strada del loro labirinto profumato. Il tempo, preso a sé, sembra sia nulla, perché non riusciamo proprio a darne una definizione plausibile, ma se lo consideriamo come uno specchio in cui si riflettono i nostri pensieri, le nostre azioni, riconoscendoci e sentendoci coscienti in relazione al tempo, se gli regaliamo i nostri ricordi, mente tentiamo di trattenere il fluire dell’esistenza, forse allora non è più tempo, ma vista stessa.
L’autrice di “Lo specchio del tempo”
Gennari Maria Rita è nata a Zavattarello Valverde (PV) il 3 ottobre 1948. Laureata in materie letterarie, docente di lettere fino al settembre 2014, attualmente in quiescenza. Autrice di diversi lavori durante l’insegnamento, tra cui una commedia “Capiamoli un po’ di più!“, interpretata dagli alunni della scuola media di Romagnese (PV) e rappresentata nella piazza del paese, di una ricerca storica in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, “C’era una volta a Zavattarello”, del romanzo “I colloqui di Elisa” edito nel 2011. Collabora alla rivista “Il Fante d’Italia”.
Buona lettura da Nina!
