Biblioteche: non solo libri, ma una nuova missione, più larga e impegnativa - immagine a colori

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il 25 e il 26 ottobre a Milano si sono svolti gli Stati generali delle biblioteche, organizzati dall’Assessore alla Cultura del Comune di Milano in collaborazione con l’AIB – Associazione Italiana Biblioteche e l’ANCI – Associazione Nazionale Comuni Italiani con l’obiettivo di promuovere la riflessione sul ruolo delle biblioteche nelle politiche pubbliche di rigenerazione urbana e sviluppo sostenibile della città.

Biblioteche: una nuova missione, più larga e impegnativa

Andare verso le persone, ascoltarle e progettare insieme a loro: sono questi i punti centrali emersi durante gli Stati generali delle biblioteche. E’ un compito impegnativo quello che le biblioteche si preparano ad affrontare, ma almeno dal punto di vista logistico partono avvantaggiate. Infatti le biblioteche sono, più o meno, dappertutto e restano forse gli ultimi luoghi pubblici in cui le persone possono trascorrere del tempo senza dover “consumare” niente.  In Italia ci sono quasi 7.500 biblioteche, presenti in 2 comuni su 3: una diffusione territoriale che rende affrontabile la sfida di questa nuova dimensione vocazionale.

Ma cosa significa nuova dimensione vocazionale? Il libro e la lettura smettono di essere il centro dell’attività bibliotecaria e si mettono a disposizione delle persone e di una realtà complessa e accelerata, fatta di nuovi bisogni sociali, culturali e di welfare.

Tre coordinate per un percorso di sviluppo

Dalle riflessioni, dalle idee e dalle proposte concrete emerse durante le due giornate milanesi è nato un documento, la Carta di Milano per le Biblioteche. Il documento, simbolicamente firmato a conclusione degli Stati Generali e condiviso con tutte le amministrazioni locali, dovrebbe diventare la base su cui costruire una strategia bibliotecaria nazionale.

Si tratta di un percorso di sviluppo delle biblioteche piuttosto preciso e può essere condensato in tre coordinate fondamentali.

1. Biblioteche che escono da sé e vanno verso le persone

La biblioteca esce dall’edificio in cui è ospitata e va ad incontrare le persone in città,  lei luoghi che frequentano quotidianamente. Laboratori e letture all’aperto sono l’occasione per conoscere le persone e mostrare loro cosa sia una biblioteca e quali le sue attività, passando del tempo insieme e costruendo relazioni. Questo approccio rende la biblioteca un luogo familiare, accogliente anche per i cittadini che, prima, non l’hanno mai frequentata e che così iniziano a sentirla propria.

2. Biblioteche che ascoltano i bisogni delle persone

La biblioteca va in mezzo alle persone e chiede cosa vorrebbero trovare, ma soprattutto le ascolta. Da qui scaturisce la forza delle biblioteche, che hanno una doppia caratteristica intrinseca. Da un lato hanno la capacità di essere sentinelle in ascolto della prossimità più minuta, dall’altro sono tante, diffuse e distribuite sul territorio. Una rete di questo tipo, in cui ogni nodo si prende carico di una piccola parte, può davvero generare effetti capaci di superare il locale.

3. Biblioteche che coinvolgono e progettano insieme alle persone

La biblioteca ha bisogno di strategie utili, passando da una progettazione per le persone a una progettazione con le persone. Ad esempio orari di apertura lunghi, spazi ampi e accoglienti, tecnologie facilitanti, segnaletica multisensoriale e multilingue. Una dotazione che non nasce dal nulla ma che è possibile immaginare solo cambiando approccio, coinvolgendo nella progettazione persone singole, gruppi informali, associazioni, enti del terzo settore. La biblioteca deve giocare un ruolo di attivazione territoriale e di mediazione tra le diverse esigenze,  con l’obiettivo di costruire progetti larghi, rappresentativi e inclusivi.